Padova
Un manuale "tradotto" ad uso degli scrutatori
Dal burocratese all'italiano: le istruzioni del professore Cortelazzo


Un colpo di spugna ai termini desueti e farraginosi, via "suggellare e desuggelare", cassato "a tal uopo", vade retro "ivi e onde". Epurato, insomma, tutto quel che sa di ampolloso, roboante, inutilmente dilatato, ridondante e incomprensibile. A tutto vantaggio del popolo nostrano degli scrutinatori: nel seggio elettorale si cambia dal burocratese all'italiano, grazie alle "Istruzioni per le operazioni degli uffici elettorali di sezione" (Cleup editore), opera del professor Michele Cortelazzo, docente di Linguistica alla facoltà di Lettere dell'Università di Padova, non nuovo a simili prodezze lessicali, una lunga esperienza nella semplificazione del linguaggio amministrativo e istituzionale-politico. Tra i curatori dei "Messaggi dal Colle, i discorsi di fine anno dei presidenti della Repubblica" (Venezia, Marsilio, 2007), ha fatto parte del gruppo di lavoro istituito dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, d'intesa con l'Osservatorio legislativo interregionale (Oli), che lo scorso anno ha curato la terza edizione del manuale di redazione dei testi normativi, adesso Cortelazzo (che fa anche parte della Rei, Rete di eccellenza dell'italiano istituzionale promossa dalla Direzione generale della Traduzione della Commissione Europea) ha provocatoriamente diretto la "traduzione in italiano" del vecchio manuale di istruzioni destinato ai presidenti e agli scrutatori dei seggi elettorali, che ieri il ministro dell'Interno Giuliano Amato ha trovato sulla sua scrivania in dono, freschissimo di stampa.

L'opuscolo, redatto insieme a Matteo Viale e Chiara di Benedetto, spiega ad esempio cosa fare quando gli elettori non hanno un documento di riconoscimento, oppure, per infermità, chiedono di essere accompagnati in cabina da una persona di fiducia o, ancora, come ci si comporta quando si accorgono di aver erroneamente compilato una scheda. Il problema, tuttavia, è che il prezioso vademecum, in vigore dal 1946, non utilizza l'italiano pił comune, bensì un linguaggio burocratico e tecnico che finisce per trasformarsi in una "antilingua" aulica fino all'eccesso.

Così, gli studenti della laurea specialistica in Comunicazione istituzionale del Bo, sotto la guida del professor Cortelazzo, hanno detto basta, provando a dare ordine al testo, a usare parole pił comuni, a farne davvero un manuale di istruzioni e non un minitrattato di diritto amministrativo. Ne è scaturita una pubblicazione comprensibile e certamente pił fruibile, che ha ridotto del 25% la lunghezza del testo originale. Com'è cambiata la lingua del manuale? Gli autori hanno conferito semplicità e uniformità alle parole usate: seggio sostituisce ufficio elettorale di sezione, il timbro va al posto del bollo, si sigilla e non si suggella... Una rivisitazione, quella di Cortelazzo, effettuata a tempo di record: aveva appena iniziato a lavorarci, quando il governo Prodi è caduto.

Federica Cappellato

«Il Gazzettino», mercoledì 9 aprile 2008, p. 2