Esame di giornalismo
di Giulio Nascimbeni
E i linguisti benedissero gli euro invariabili

Il lettore Fabrizio Danese di Grottaferrata, prendendo lo spunto da un aryicolo di Esperienza, la rivista dell'Associazione lavoratori anziani d'azienda, domanda perchè la parola euro è considerata un sostantivo maschile indeclinabile. «Amici che mi scrivono», continua il lettore, «usano euro al singolare e euros al plurale, e questi miei amici parlano spagnolo, portoghese, francese e inglese (non so nulla del tedesco). Un altro amico finlandese usa euro al singolare e euroi al plurale. Perchè gli italiani non dovrebbero dire euri al plurale? Chi lo ha deciso?» Sul Corriere della Sera del 3 gennaio 2002 c'era, caro lettore Danese, la risposta ai suoi interrogativi. Niente plurale. Niente plurale. Francesco Sabatini, linguista e presidente dell'Accademia della Crusca, spiegava molto chiaramente: euro funzionerà come video e audio, nomi maschili invariabili. Interveniva anche Michele Cortelazzo, ordinario di Storia della lingua italiana all'Università di Padova, che aggiungeva l'esempio di bingo, mango, mambo e delle abbreviazioni femminili «auto» e «moto»: «A nessuno verrebbe in mente di dire "auti" o "aute"». Sabatini concludeva: «Dovremo abituarci a sentire euro come una parola dotata di una sua particolare fisionomia».

«Sette», 1 aprile 2004, p. 14