La vittoria dell’uso dialettale del plurale anche contro il parere di eruditi e della Commissione europea
Trieste città di «euri», «auti» e «strangolini»

Maschile e senza plurale, ha sentenziato la Commissione europea, l’organo che l’ha battezzato. Un euro, cento euro. Da scrivere sempre con la minuscola. L’hanno ribadito gli eruditi. Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca, sentenzia: «Euro funzionerà come video o audio, nomi maschili invariabili». Michele Cortellazzo, ordinario di storia della lingua italiana a Padova, esemplifica: «Si utilizzerà come bingo, mambo, mango, e come le abbreviazioni femminili ”auto” e ”moto”». Con un’aggiunta implacabile: «A chi verrebbe in mente di dire ”auti” o ”aute”?».

Evidentemente il professor Cortellazzo non ha mai avuto occasione di assistere alla colorita descrizione di un incidente stradale in triestino, altrimenti non trasecolerebbe all’idea che i mezzi in questione vengano pacificamente definiti «auti». O non ha mai ascoltato la compiaciuta asserzione del genitore sulle preferenze ludiche del pargoletto, dove l’abominevole «auti» trova il modo di ingentilirsi in un diminutivo: «Ghe piasi i autini».

Se così fosse, il docente non sarebbe tanto convinto dell’immodificabilità di euro, almeno a Trieste. Nel «cossa dirà la gente» di bar e pubblici ritrovi il plurale è già entrato nel linguaggio familiare: «Quanti euri, la scusi?». E mentre il resto d’Italia s’interroga sulla sorte linguistica dei nichelini («eurocent» o solo «cent»?) e a Roma gli intellettuali dissertano sull’evoluzione europeista dei classici «piotta», cento lire, o «testone», un milione, a Trieste quel plurale monetario è ormai acquisito. Euro qui ha la sua orgogliosa variabilità, euri, e se un cronista televisivo lo dicesse non subirebbe nemmeno l’onta di essere perfidamente replicato mille volte su «Striscia», come è successo al malcapitato redattore del Tg5.

L’invito, ai professori Sabatini e Cortellazzo, è a farsi un giretto da queste parti, magari in una giornata di «strangolini». Potrebbero avere uno shock uditivo e qualche certezza in meno a sentir pronunciare un concentrato di licenze, verbali e di verbi: «Se no pioverìa no sarìa tanti auti in giro, che dopo no se trova parcheggio gnanche a pagarlo cinque euri...».

Arianna Boria

«Il Piccolo», giovedì 10 gennaio 2002, p. 1