Funzionari pubblici. Un corso particolare organizzato da Comune e Università
Come semplificare il linguaggio
Ai trenta partecipanti vengono insegnate le "regole d'oro" della chiarezza

(M.Pel.) Quanti di noi si sono chiesti, leggendo un avviso in treno o in autobus, un annuncio in Comune o un manifesto pubblico: "ma che cosa vuol dire?". Per non parlare poi delle tanto criticate "istruzioni del 740" e di tutti quei procedimenti "esplicativi" per la prassi burocratica. All'ardua questione risponde l'Amministrazione Comunale che, in collaborazione con l'Università, ha organizzato un singolare corso di 6 ore rivolto ai funzionari pubblici: un "corso di semplificazione del linguaggio amministrativo". Dal titolo, una buona premessa.

Ieri è partita la prima lezione, tenuta dal prof. Michele Cortellazzo, docente di grammatica italiana alla Facoltà di Lettere. Ai 30 partecipanti è stato consegnato una sorta di vademecum del buon funzionario, con 26 regole d'oro per scrivere in maniera più chiara e comprensibile. Tra queste: evitare frasi troppo lunghe, capire le esigenze dell'utente, usare termini più semplici e soprattutto meno "dotti". Insomma, si suggerisce al funzionario di "diventare più grammaticalmente accessibile". Sarà fattibile? "Certamente - risponde Cortellazzo - ma non sarà però facile perché dietro la burocrazia si nasconde un insieme complesso di norme non semplice da scavalcare".

«Il Gazzettino», Edizione di Padova, mercoledì 15 gennaio 1997, p. VII