Miti da ragazzi
Divi messi sugli altari. Top model venerate. Abiti portati come divise. Per i giovani '95, ecco i personaggi e gli oggetti culto

Bruciano i risparmi di un anno per dormire nell'hotel che ospita il gruppo musicale del momento: i Take That. Prendono d'assalto i botteghini per un posto in prima fila alla rappresentazione del Re Lear. Spinti non dall'amore per Shakespeare, ma dal desiderio di incrociare gli occhi verdi dell'attore Kim Rossi Stuart. E per incontrare la top model Eva Herzigova non esitano a scappare di casa. Pur di avvicinare i loro idoli, i giovani sono disposti a fare di tutto e di più. Follia? Più semplicemente, bisogno di toccare con mano gli eroi del proprio universo. «I miti sono un prodotto della fantasia, che, anche in un normale processo di crescita, finiscono per diventare realtà» spiega Tilde Giani Gallino, docente di psicologia dell'età evolutiva all'Università di Torino. «I ragazzi li creano, si identificano in loro e grazie a loro si riconoscono come appartenenti a una generazione e a un gruppo preciso. Potremmo dire che vengono aiutati a costruirsi un'identità». E ciò che accade con i personaggi si ripete con gli oggetti culto: dal cappellino da baseball portato all'indietro allo scooter, al libro di Hermann Hesse. Sono biglietti da visita nel mondo dei teenager e dintorni: chi li sfoggia appartiene a una tribù, chi non li ha è tagliato fuori. In un viaggio tra divi, sogni e vita quotidiana, Donna Moderna vi racconta per chi e per che cosa impazziscono i ragazzi del '95.

Le star più amate
Nei giovani cuori femminili un nome spicca sugli altri: Take That. Ovvero cinque ragazzi di Manchester che hanno scalato le hit parade di mezzo mondo. I fan club dedicati ai TT proliferano e i produttori di gadget gongolano: cappelli, giubbotti, ciondoli con il logo del gruppo vanno a ruba. Il fan club inglese propone persino bambolotti che riproducono Howard, Jason, Mark, Robbie e Gary. Perché piacciono? «Sono bellissimi e bravissimi» dice Elena, 17 anni. E Carmen, 14, scrive al mensile Big: «Quando ascolto i Take That mi viene il magone, mi sento distrutta... sarebbe proprio bello diventare la moglie o la ragazza di uno di loro». Dichiarazioni d'amore in barba a molti critici musicali, che sulla consistenza artistica della band hanno parecchio da ridire. Anche se tutti riconoscono che il gruppo è il prodotto giusto, lanciato al momento giusto. Intanto, i cinque conquistano copertine, riempiono con i loro poster riviste specializzate e non. Strappando spazio agli altri idoli dello show business. Le star di Hollywood, innanzitutto. Che oggi, per i più giovani, si chiamano J ohnny Depp, Brad Pitt, Leonardo di Caprio e Winona Ryder. E quelle nazionali. A partire da Kim Rossi Stuart i manifesti per la sua tournée sono letteralmente stati rubati dalle fan. Ma i cuori delle giovani italiane battono anche per Fiorello, svettato in testa alle classifiche di vendita dei dischi con la sanremese Finalmente tu, dopo aver stregato le piazze con il Karaoke. Altro idolo è Ambra Angiolini. La regina di Non è la Rai mette d'accordo ragazzi e ragazze, che invocano un suo sguardo davanti agli studi tv. La fama della pupilla di Gianni Boncompagni eguaglia quella delle top model, il mito forse più clamoroso degli anni Novanta. «Riceviamo decine di lettere» fanno sapere dal mensile di moda Elle, che alle dive della passerella dedica una rivista trimestrale. Che cosa scrivono i fan delle bellissime? «Non chiedono informazioni: sanno già tutto» spiegano a Elle. «Piuttosto ci suggeriscono articoli o ci chiedono come entrare nel mondo della moda». «Diventare top model è l'obiettivo della mia vita» confessa Silvia, 17 anni. «Quando vedo Helena Christensen mi viene da piangere. È la più bella del mondo» scrive Alessandro, giovanissimo lettore di Elle. Di fronte a tanto successo finiscono nell'ombra le star dello sport «I miti sportivi sono forse meno visibili, perché non provocano scene di isterismo» sottolinea Valerio Marchi, direttore dell'Osservatorio sulle culture giovanili dell'istituto di ricerca Eurispes. «Ma sono radicati. Nel calcio è frequente il processo di identificazione tra tifosi e campioni». Generando passioni degne degli idoli del rock. Raffaella, 17 anni, scrive a Big: «Per favore, per pietà, fatemi conoscere quelli della Juventus».

Il guardaroba doc
Non una ma più divise. Ciascuna corrispondente a una tribù.. Andando a frugare nei guardaroba di adolescenti e post adolescenti si trova di tutto. Dall'ormai classico chiodo di pelle al Barbour, il giaccone inglese dei ragazzi per bene. Dagli anfibi alle scarpe con zeppe. E, per l'estate in arrivo, le ragazze potranno sbizzarrirsi tra abiti tutti pizzi e fiorellini e microcanottiere da portare con enormi salopette. Sotto cui magari nascondere il reggiseno del momento: il push up. «L'esempio più vistoso di un mito all'insegna della falsità» dichiara Jacopo Valli, esperto di costume e autore del Dizionario della moda (Zanichelli). «Perché, per sottolineare la naturalezza del corpo, si usa un reggipetto superstrutturato: un prodotto che di naturale non ha nulla». Che però fa impazzire tutte le donne dai 14 anni in su. E riconcilia mamme e figlie. Anche se a volte le ragazze dichiarano guerra ai genitori pur di rimanere fedeli, almeno per una stagione, allo stile che si sono scelto. «Pretende di vestirsi solo con gli abiti che indossano le ragazze di Non è la Rai» dice la mamma di Irene, 16 anni. «È capace di non parlarci per giorni se non le comperiamo ciò che vuole». «L'abito, come altri oggetti, diventa un feticcio, un'appendice della personalità» commenta la psicoterapeuta Daniela Bavestrello. «È normale esibirlo come dimostrazione della propria identità, serve per rassicurarci e garantirci il riconoscimento esterno». Già, il riconoscimento, la voglia di non confondersi nel gruppo. È dietro questo bisogno che si nasconde il successo di tatuaggi e orecchini. «Volevo qualcosa che mi differenziasse dagli altri. Così mi sono fatto tatuare una farfalla sotto l'ombelico» racconta Stefano, 20 anni. «Senza dirlo ai miei, che non avrebbero approvato. Adesso mi sento diverso e mi piaccio di più».

Piccolo vocabolario
C'era un volta la lingua dei paninari, che con i vari "cuccare" e "sfitinzia" risuonava nell1talia degli anni Ottanta. oggi? «Non esiste più un linguaggio unificante» dice Michele Cortelazzo, docente di lingua italiana alla Scuola di interpreti e traduttori dell'Università di Trieste. «Le parole e le espressioni di successo nascono e muoiono all'interno di piccoli gruppi. Nel momento in cui il loro uso si estende, e tutti possono comprenderle, perdono la carica simbolica e si demitizzano». E allora ecco che per alcuni ragazzi padovani è segno di distinzione esclamare "gelato", equivalente di cretino. E per i torinesi che si ritrovano al Valentino la parola mito è "seiko", sintesi del volgare "sei coglione".

Così si divertono
E in discoteca, tra musiche martellanti e dj innalzati a eroi, che si realizza la voglia di evasione di milioni di ragazzi. «In realtà, in discoteca non ci si diverte poi tantissimo» dice la psicologa Tilde Giani Gallino che ha analizzato i testi di un migliaio di storie scritte da giovani tra i 15 e i 22 anni e pubblicate nel volume Racconti del sabato sera (Einaudi). «Ciò che interessa davvero sono l'attesa, i preparativi, gli incontri in un determinato posto. Insomma, il rituale che li lega e li fa sentire meno soli». La passione per la discoteca arriva comunque al punto di condizionare la scelta del luogo di vacanza. Dai dati forniti da Viaggi in borsa, agenzia d'informazione sul mercato del turismo, risulta che in testa alle preferenze dei ragazzi ci sono i templi del ballo: Mikonos in Grecia, la spagnola Costa Brava e Ibiza.

Scrittori del cuore
Non vivono di solo karaoke i ragazzi del '95. «Fra i più politicizzati resiste il mito di Che Guevara, amato dai giovani di sinistra e di destra» ricorda Valerio Marchi. Ideologie a parte, le statistiche dicono che nell'universo giovanile cresce il numero di chi, per il tempo libero, sceglie la compagnia di un libro. «Fra i ragazzini hanno un grande successo i gialli e le storie horror. Stephen King è l'autore più richiesto» dice Roberto Denti della libreria dei ragazzi. «Poi si passa ai giovanissimi Enrico Brizzi e Silvia Ballestra, e agli ormai classici Rermann Resse e Milan Kundera». Nel nome del mito intelligente.

Sabrina Barbieri

«Donna Moderna», 18 maggio 1995, pp. 50-51.