Cronache linguistiche
I capolavori formali delle circolari scolastiche italiane


Annamaria Testa è una pubblicitaria milanese, molto attenta anche ai fatti linguistici. Pochi giorni fa ha trovato, e commentato nel suo sito www.nuovoeutile.it, una chicca: una circolare della provincia di Milano e dell’Ufficio Scolastico Regionale (una struttura periferica del Ministero dell’Istruzione) che si occupa dell’“articolazione dell’orario scolastico su cinque giorni settimanali”. L’obiettivo è questo: sollecitare le scuole milanesi a concentrare le lezioni in cinque giorni settimanali, per permettere di tener chiuse le scuole al sabato, per ridurre le spese di gestione (riscaldamento, turni del personale, eccetera).

La circolare è un capolavoro, prima di tutto per la forma. Basta arrivare alla seconda frase, nella quale, dopo aver ricordato che anche le spese per le scuole subiscono pesanti tagli, l’estensore precisa che “tale problematica investe pesantemente il problema del riscaldamento”. È un po’ difficile da digerire che una problematica investa un problema. Sarcastico il commento di Annamaria Testa che, dando del tu agli estensori, li apostrofa così: “sta’ almeno attento all’italiano, santa polenta, che usarlo decentemente è gratis, e c’entra anche col mestiere che fai”.

Rispettare la grammatica dell’italiano non costerà denaro, ma costa tanta fatica agli estensori della circolare, i quali, infatti, poche righe dopo scrivono che la possibilità di concentrare i giorni di lezione deriva “dalla riorganizzazione degli orari effettuata dalla recente riforma degli ordinamenti delle Superiori che portano ad un impegno massimo settimanale di 32 ore limitato a pochi corsi di studio e nella generalità dei casi in un arco di 27-30 ore”. Ma chi è il soggetto, plurale, di “portano”? Gli orari? Gli ordinamenti? No, a me pare la riforma, che è singolare. E poi a cosa si attacca quel complemento “in un arco di 27-30 ore”? A senso, si capisce che si riferisce all’orario settimanale, ma nel testo l’appiglio è molto debole.

Il dominio degli accordi grammaticali non è proprio un punto di forza degli estensori della lettera, che scrivono anche: “Per questo motivo, in pieno accordo con l’Assessorato all’Istruzione della Regione Lombardia e con la Direzione Scolastica Regionale che firma congiuntamente questa nota, siamo a proporvi ...”. La circolare è firmata dall’assessorato provinciale e dall’ufficio scolastico regionale: quindi l’assessorato regionale e la direzione regionale non firmano (firmano, appunto, non firma) nulla!

Infine, l’ultima perla: l’obiettivo dell’intera operazione è “una più ottimale organizzazione del lavoro”: “più ottimale”? Ottimale mantiene in sé il tratto superlativo della sua base, ottimo, e quindi non può essere fatto diventare nuovamente superlativo.

La circolare fa rimpiangere il più malefico burocratese. Non che manchino anche tratti di linguaggio burocratico, ma sono mimetizzati nel tessuto generale del testo, caratterizzato da ripetuti insulti alla grammatica della lingua italiana.

Ora, qual è la questione? La decadenza della lingua italiana? Certo. Leggendo testi come questo viene da dar ragione a chi pensa che ormai l’italiano è nettamente e inesorabilmente avviato verso il declino. Ma quello che fa specie è che a firmare questa circolare siano due istituzioni che hanno come loro ambito di intervento proprio la scuola. Se loro scrivono così, quale insegnante potrà mai lamentarsi per gli errori dei propri studenti?

Michele A. Cortelazzo



«Corriere del Ticino», martedì 16 luglio 2013, p. 26