Cronache linguistiche
Una lingua antica e nuova, specchio di una società dinamica


L'attività editoriale di Tullio De Mauro è incessante. Non ho fatto in tempo ad apprezzare il «Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento», di cui ho scritto il mese scorso, che mi è giunto il secondo supplemento al «Grande dizionario italiano dell'uso», curato, con la collaborazione di Giulio Lepschy ed Edoardo Sanguineti, per la UTET. Si tratta, più esattamente, delle «Nuove parole italiane dell'uso», II (Torino, UTET, 2007) e fa seguito al primo volume di «Nuove parole italiane dell'uso», uscito nel 2003. Il dizionario raccoglie oltre 12.000 lemmi. Non sono solo parole nuove entrate nella nostra lingua negli ultimi quattro anni (sarebbero troppe, e significherebbe che il dizionario accoglie anche "occasionalismi evanescenti", come, cito dall'introduzione, antiferocia, antiunione, tabloidizzazione, veltrolandia, veltronicità, e via dicendo). Ci sono sì neologismi (abusivistico, access time, bannare, islamofobia, zapatismo), ma anche, e soprattutto, parole che erano sfuggite nella pur accurata inventariazione del lessico italiano effettuata dal «Grande dizionario italiano dell'uso», che, ricordo ai lettori, raccoglie più di 250.000 parole.

C'è da chiedersi da dove provengano queste migliaia di parole aggiunte alle centinaia di migliaia di parole già censite. Un buon numero vengono dai giornali, altri da un lavoro di integrazione ai dizionari fatto da Edoardo Sanguineti. Ma è evidente, sia leggendo l'introduzione sia scorrendo il dizionario, che la parte più cospicua proviene dall'interazione che si è creata tra il «Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento» e questo aggiornamento. Sono tratte, infatti, da quel Tesoro (costituito da 100 romanzi premiati o comunque presentati al Premio Strega), molte parole di uso corrente (come attrattività, antipolitica, extraterreno, fabulistico, vabbè), un certo numero di dialettalismi (dal meridionale capatosta al veneto casolino), ma anche molte parole tecniche (tratte, soprattutto, dai romanzi di Gadda, e anche, un po' a sorpresa, da quelli di Magris).

Ci sono altri dati interessanti sulla composizione di questo repertorio. Uno riguarda i settori specialistici di provenienza di queste parole: prevalgono la politica (450 parole) e la medicina (428); poi, citando in ordine i settori che hanno prodotto più di 100 nuovi lemmi, filosofia, letteratura, storia, informatica, sport, psicologia, economia, tecnologia, diritto, burocrazia, linguistica, gastronomia, musica, finanze, sociologia, chimica, religione, biologia, arte. Colpisce la preponderanza delle scienze umane su quelle più 'dure': potrebbe essere un effetto delle consuetudini dei curatori, potrebbe essere anche una spia che questi settori erano stati parzialmente trascurati nella versione base del dizionario; ma, insomma, questo dato induce a qualche riflessione su quali sono davvero i settori specialistici che ampliano il nostro lessico e sollecita a svolgere qualche verifica empirica per capire come stanno davvero le cose.

Interessante è anche la provenienza delle voci straniere. Stravince (e c'era da dubitarne?) l'inglese (1267 su 2677 esotismi totali), segue il francese, ma poi appare a sorpresa il giapponese che, con 41 parole, supera spagnolo e tedesco.

Questi sguardi d'insieme sul lessico raccolto nel nuovo vocabolario (ma anche nei volumi precedenti) possono essere allargati e approfonditi utilizzando la versione elettronica del dizionario, per la prima volta presentata, in Italia, non nel classico cd o dvd, ma in una elegante penna USB, caratterizzata dall'inconfondibile autografo di Tullio De Mauro.

Possiamo concludere con qualche considerazione non più quantitativa, ma qualitativa, facendo nostre le parole del curatore: "ancora una volta il lavoro lessicografico ci mette dinanzi a una "lingua antica e nuova", specchio di una società che sa adoperare la sua lingua a pieno regime", a volte anche attingendo a lingue straniere, come fanno tutte le lingue (spesso con maggior dovizia di quanto faccia, al di là delle apparenze, l'italiano).

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», sabato 17 novembre 2007, p. 33