Cronache linguistiche
Leggere gli oroscopi con gli occhi della statistica


Pare che 5 italiani su 10 dichiarino di leggere gli oroscopi, anche se la maggior parte di essi sostengono di non dargli alcuna importanza o valore. Anche se poi, in fondo in fondo, il pensiero di molti di loro sarà "non ci credo ma non si sa mai". Ben più nette, nella loro acuta autoironicità, le note affermazioni di Benedetto Croce ("non è vero ma ci credo!") e di Eduardo De Filippo ("Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male").

Anch'io leggo spesso gli oroscopi, ormai presenti in quasi tutti i periodici e in molti quotidiani, ma lo faccio, ve lo assicuro, per puri scopi professionali. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile costruire dei testi, tra l'altro ultrabrevi, in grado di soddisfare in qualche modo le curiosità sul proprio futuro di migliaia e migliaia di uomini, ognuno con la propria storia individuale, contingenze particolari, specificità del momento, classificandoli in sole 12 categorie, quanti sono i segni zodiacali.

In questi giorni ho ricevuto qualche prima risposta assistendo alla discussione della tesi finale di primo ciclo di Laura Forestan ("Anche la statistica legge gli oroscopi. Analisi del contenuto degli oroscopi pubblicati in tre quotidiani"), diretta, nel corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Università di Padova, da Arjuna Tuzzi.

Quali sono i risultati di una sistematica analisi lessicale degli oroscopi in tre giornali locali veneti? Innanzi tutto, l'osservazione che sono comuni non solo i temi dominanti (amore, lavoro, denaro, famiglia, salute, realizzazione di sé), ma anche le tessere lessicali con le quali si parla di questi temi (per l'amore risultano ricorrenti "vita di coppia piena di amore e sintonia", "persona cara", "persona amata", "grandi passioni", per la salute "forma fisica", "dieta leggera", "energie fisiche", "tono fisico", "stato psicofisico" e così via).

Sono comuni anche alcune caratteristiche semantiche, a cominciare dalla frequenza di espressioni indefinite come "qualcuno", "persona", "situazione", dall'ovvia alta frequenza di avverbiali di tempo ("da molto tempo", "fino ad oggi", "da tempo", "in passato", "tempo fa"), dall'uso, anch'esso ovvio, del futuro, a quello, già meno prevedibile, dell'imperativo, soprattutto negativo ("non trascurate", "non mettetevi", "non rinunciate", "non dimenticate"; ma non mancano gli imperativi positivi, anche in formulazioni fantasiose come "liberate l'incendio che c'è in voi").

Al contrario, sono banditi dal testo degli oroscopi espressioni che possano selezionare in maniera più precisa una parte del pubblico; anche la distinzione tra pubblico maschile e pubblico femminile compare raramente (solo in uno dei tre quotidiani analizzati si trovano sequenze come "ragazze nel segno" o "donne del segno"); scopo degli oroscopi è, infatti, quello di catturare un target il più ampio e indifferenziato possibile. Anche sul piano testuale si possono individuare strategie comuni e ricorrenti. La caratteristica di base degli oroscopi è quella di diffondere un ottimismo rassicurante. Per questo, se capita di usare parole che fanno riferimento a conflitti o problemi, seguono subito elementi che riportano in campo il successo o la pace ("con astri un poco corrucciati ristabilire un clima sentimentale sereno non sarà facilissimo, ma se ci proverete per bene ci riuscirete senza meno").

Al lettore non sarà sfuggito qual è l'idea di fondo che mi sono fatto degli oroscopi: si tratta di testi costruiti su una serie di strutture fortemente standardizzate, omogenei dal punto di vista lessicale e dei costrutti grammaticali, oltre che delle ricorrenze semantiche.

Ma il lavoro di Laura Forestan, basato sostanzialmente sul piano lessicale, riesce a dare solo una prima caratterizzazione a questo genere testuale, così specifico ed anche così diffuso. Credo che, per costruirmi, almeno mentalmente, una descrizione più approfondita di questo tipo di testo, sarò ancora costretto a scorrere l'oroscopo dei giornali che mi trovo, quotidianamente o settimanalmente, a leggere.

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», lunedì 11 settembre 2006, p. 29