Cronache linguistiche
Berlusconi e Prodi, la comunicazione e l’intrattenimento


Come 12 anni fa, Alessio Petralli ha dedicato un suo “Plurilingua”, quello del 7 febbraio, alla capacità comunicativa di Silvio Berlusconi, ribadendo l’idea, sua e non solo sua, che Silvio Berlusconi sia un grande comunicatore e che, in questo campo, tra lui e Prodi non ci sia partita. Come 12 anni fa cercherò di contrapporgli un parere diverso, provandomi almeno a ridimensionare questa communis opinio.

Lo farò, prima di tutto, richiamandomi al passato. Dieci anni fa nel dibattito televisivo tra lo staff di Berlusconi e quello di Prodi, durante il programma Linea3, risultò vincitore, a detta di più o meno tutti i commentatori, il gruppo prodiano, che spiazzò l’avversario con l’arma della pacatezza. Quindi la partita può esserci.

In realtà, io ritengo che Berlusconi, più che un buon comunicatore, sia un buon intrattenitore. Non c’è dubbio che abbia una presenza scenica assolutamente eccezionale, in televisione come nei raduni di Forza Italia (permettetemi, per coerenza, di non parlare di convention). Ma è una presenza scenica che si appanna quando non è lui a condurre il gioco; lo dimostra, in parte, l’abbandono del palcoscenico durante la trasmissione “In mezz’ora”, condotta da un’intervistatrice tignosa e incalzante come Lucia Annunziata (che però ha mostrato di non essere capace di controllarsi in una situazione di forte tensione), ma soprattutto lo dimostra l’incapacità di Berlusconi di adeguarsi alle regole dei faccia a faccia (riprese dai modelli statunitensi e accettate anche dai suoi collaboratori): incapacità clamorosamente esplosa il 14 marzo nell’appello finale, che il moderatore ha dovuto troncare quando pareva ben lungi dall’essere giunto a conclusione. Che poi il faccia a faccia sia stato vinto da Prodi o perso da Berlusconi, o sia successo tutto il contrario, o ci sia stato un pareggio, è, dal mio punto di vista, piuttosto irrilevante. Quello che a me pare certa è, infatti, una cosa: Berlusconi ha dimostrato i suoi limiti di buon comunicatore, se per buon comunicatore si intende chi è in grado di risultare efficace e convincente anche in situazioni comunicative caratterizzate da vincoli (come sono, di fatto, quasi tutte le situazioni comunicative). Insomma, sì, può aver ragione chi dice che Berlusconi è un ottimo comunicatore; ma lo è solo quando nessuno gli impone limiti, quando è protagonista della scena e al tempo stesso regista dell’evento comunicativo di cui è protagonista.

Mi accorgo ora, però, di essere caduto in un tranello che ha fatto prigionieri molti commentatori, e gli stessi politici: quello di discutere più di come comunicano i politici, invece di cosa comunicano. Ora, però, almeno per Berlusconi, sappiamo anche cosa comunica. È infatti uscito un libro (S. Bolasco, L. Giuliano, N. Galli de’ Paratesi, Parole in libertà. Un’analisi statistica e linguistica, Roma, Manifestolibri, 2006) che sottopone a esame, secondo una collaudata ed elaborata tecnica di analisi statistica dei testi, un ampio corpus di scritti e discorsi berlusconiani. Il libro, devo dire, non è di amena lettura e in molti casi ci offre un’elencazione poco elaborata di parole e della loro frequenza. Ma qualche indicazione ce la dà. Per esempio, come ha notato Prodi al Congresso della CGIL copiando pari pari l’”Espresso”, “per quanto riguarda il mondo del lavoro, i riferimenti di Berlusconi a questa sfera non contemplano mai la parola “diritti”, mentre appare con frequenza quella di "bisognosi", il che esprimerebbe una visione sociale per cui le dame di carità siano in fondo più utili del sindacato”. A parte il riferimento polemico, dell’”Espresso” e di Prodi, alle dame di carità, l’analisi statistica ci fa vedere qualcosa di cui, almeno con questa evidenza, non tutti si erano accorti.

Magari ci fosse una ricerca analoga riferita a Prodi! Se ci fosse, allora sì che potremmo discutere se ci sia davvero una differenza comunicativa tra i due, e di quale tipo essa sia, al di là delle pur importanti apparenze.

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», lunedì 20 marzo 2006, p. 33