Cronache linguistiche
Le parole dell'anno


Nell'ultimo numero di ogni anno, la rivista tedesca "Sprache und Literatur in Wissenschaft und Unterricht" pubblica un breve articolo "Wörter des Jahres", "parole dell'anno", in cui vengono presentate e commentate le parole più significative (non necessariamente i neologismi) dell'anno appena finito. Per il 1991, come anche per il 1990, le parole giudicate più significative sono legate alla riunificazione tedesca, in particolare quelle derivate dalle denominazioni degli abitanti dell'ex Est e dell'ex Ovest del Paese, e cioè Ossi e Wessi.

L'anno scorso un bilancio analogo ci era stato fornito, per l'italiano, da Sebastiano Vassalli su "Repubblica" (e ne aveva dato conto, in questa rubrica, Fabio Foresti). Quest'anno, che io sappia, non c'è nulla del genere: saturazione per i neologismi, o insoddisfazione per la qualità della neologia italiana del 1991?

Abbozziamolo noi questo bilancio. Una parte da protagonista la fa il Presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga: legate a lui, anche se non create da lui, sono esternazione e picconata: la prima, parola giuridica che era trasmigrata nei nostri giornali già ai tempi delle frequenti dichiarazioni pubbliche di Pertini (ma quasi nessuno se lo ricorda), è diventata quest'anno parola di dominio comune, e di uso estesissimo, nel senso banalizzato di "espressione di un'opinione" (specie se sgradevole o contro corrente); picconata, nata dall'autodefinizione, da parte del Presidente, delle proprie esternazioni come "colpi di piccone", ha avuto un grande successo nel senso di "dichiarazione diretta contro l'attuale sistema politico o istituzionale", ha esteso il nuovo valore semantico ad altre parole della stessa famiglia (ad es. picconatore) ed ha dato luogo anche a significativi soprannomi (ad es. don Piccone è il parroco romano filo-cossighiano, che diffonde le proprie esternazioni dal pulpito domenicale).

L'eccezionalità degli interventi non ufficiali del Presidente Cossiga, lessicalizzati nelle forme appena citate, ha oscurato nella nostra coscienza di parlanti la novità di altri neologismi anch'essi nati o stabilitisi nel 1991: è successo a pidiessino, denominazione degli appartenenti al "Partito Democratico della Sinistra", ma anche a governissimo, ennesima deformazione (dopo governicchio) di governo, che vuole alludere ad una alleanza di tutti i maggiori partiti (il concetto per il quale, anni fa, si chiedeva in prestito alla Germania il sintagma grosse Koalition), o il concettualmente italianissimo penultimatum, che ben designa l'incertezza dei politici italiani anche nei momenti in cui desiderano apparire decisissimi e, per l'appunto, ultimativi.

Fuori dal settore politico, il 1991 è stato decisamente l'anno dei telefoni cellulari, o semplicemente cellulari o telefonini (anche se la "cosa" aveva iniziato a diffondersi nell'anno precedente), o, in campo automobilistico, della catalizzazione, delle versioni catalizzate e dei retrofit; mentre minore rilevanza hanno altri ritrovati tecnici, come i programmi criptati (quelli delle pay-tv, che non hanno avuto il successo di pubblico sperato, o i notebook, piccoli e potenti computer portatili (che secondo alcuni avranno però un successo di moda paragonabile a quello dei telefoni portatili).

Ma è nel campo della sanità che contiamo gli ultimi neologismi di rilievo del 1991; e non mi riferisco tanto al safe sex, il sesso sicuro, sintagma usato con una certa frequenza soprattutto in novembre, in seguito alla vicenda del cestista statunitense Magic Johnson, quanto alla malasanità, cioè alla disorganizzazione del servizio sanitario italiano, che è costato la vita a più di una persona.

A conclusione di questo rapido, e in parte soggettivo, bilancio si possono fare due rapide osservazioni: intanto, confrontando il bilancio italiano con quello tedesco, si scopre che la significatività delle "parole dell'anno" è ancora molto legata alle vicende interne dei rispettivi paesi, anche in Europa; poi, dal bilancio dei neologismi non ci si accorge che il 1991 è stato l'anno della Guerra del Golfo; ed infatti l'unica riflesso linguistico di quell'evento, proveniente fra l'altro dalla parte perdente, è il sintagma madre di tutte le battaglie, che, almeno nei giornali, continua a dar luogo a locuzioni esemplate su di esso.

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», sabato 29 febbraio 1992, p. 29