Dal 1° gennaio l'Ente italiano delle Ferrovie dello Stato ha reso più difficile la vita ai viaggiatori: non solo ha aumentato considerevolmente le multe per chi viaggia senza biglietto o con biglietto irregolare, ma ha anche caricato gli utenti (pardon, i clienti come si chiamano ora i viaggiatori delle ferrovie italiane) di nuove incombenze, ad es. quella di far segnare sui biglietti di andata e ritorno la data in cui si inizia il viaggio di ritorno.
Questo fatto non interesserebbe la nostra rubrica, se non fosse che i viaggiatori sono stati informati male delle novità: nelle stazioni è stato appeso, in modo non sempre ben visibile, un "avviso alla clientela" che è un esempio lampante di incapacità di comunicare con i propri clienti.
Riportiamo due brani che si prestano benissimo ad illustrare quanto veniamo dicendo. Cosa occorre fare per non pagare le nuove salate multe? Occorre, fra l'altro, «vidimare i biglietti di andata e ritorno speciali (tariffe concessionali o militari) esclusivamente presso gli sportelli di stazione o agenzie di viaggio abilitate della località di inizio del viaggio di ritorno». Avete capito tutto? Se sì, sicuramente con qualche sforzo e con qualche esperienza di viaggi ferroviari: vidimare, ad es., non è certo una parola comprensibile a chiunque e in un avviso diretto a tutta la clientela di un ente come le Ferrovie poteva benissimo essere sostituito da far timbrare (è l'espressione che ha usato, ad es., un lettore della «Stampa» che protestava per le novità delle Ferrovie) o ancor più semplicemente da far mettere la data (fra l'altro, la spiegazione che di vidimare si trova nei dizionari, "convalidare con un bollo, una firma; vistare, autenticare", non spiega la sostanza dell'operazione da fare alla stazione). Non si poteva, poi, parlare di agenzie di viaggio autorizzate invece che di agenzie di viaggio abilitate?. E che cosa sono le tariffe concessionali? Quelle che si basano su una concessione, immagino, ma nessun vocabolario riporta la parola. Si tratta, insomma, di un avviso scritto in quella lingua che anni fa M.L. Altieri Biagi chiamò "obliterese" (da obliterare "annullare un biglietto", capostipite di una famiglia lessicale che si ritrova anche nel nostro avviso): cioè quella forma di linguaggio burocratico che trasmigra senza modifiche dagli uffici amministrativi di enti e ministeri (dove può avere una sua funzionalità) agli avvisi per utenti, o clienti. Ma utenti e clienti parlano un'altra lingua, l'italiano comune, quando non un dialetto o una lingua di minoranza!
Nell'avviso delle Ferrovie c'è di più, e di peggio: la sintassi è contorta (nel caso dei biglietti speciali anche gli "sportelli di stazione" sono quelli "della località di inizio del viaggio di ritorno"? Ma allora si scrive "sportelli (o, come dice la gente comune, biglietteria) della stazione da cui inizia il viaggio di ritorno"), mancano informazioni essenziali: chi capisce dall'avviso che la "vidimazione" dei biglietti di andata e ritorno ordinari si riferisce al viaggio di ritorno?
Chissà se l'estensore dell'avviso che abbiamo rapidamente analizzato è un laureato! Forse sì, vista l'incapacità a scrivere che caratterizza la maggior parte dei laureati e di cui ho discorso nel mio primo intervento su questo giornale, lo scorso 12 ottobre.
Fortunatamente, dell'Ente Ferrovie dello Stato fanno parte anche i semplici ferrovieri, quelli che in treno, oralmente, informano i viaggiatori su quello che si deve fare con i famigerati biglietti di andata e ritorno, ordinari o speciali che siano, e con quelli di doppia corsa. Saranno forse meno istruiti dell'estensore dell'avviso, ma hanno certamente una dote in più: conoscono la competenza linguistica dei viaggiatori. E fanno sì che questi ultimi non debbano pagare con una multa (scusate, si dice soprattassa) di 30.000 lire la mancata conoscenza dell'"obliterese".
Michele A. Cortelazzo
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