Cronache linguistiche
Negozi, luoghi e nomi


Chi, fra voi lettori, durante le vacanze si è concesso il piacere di una bevuta con gli amici è andato in un'enoteca, in una vineria, o in un wine-bar? E chi ha voluto, o dovuto, fare un regalo ad un bambino si è servito di un negozio che si chiamava Giocheria, o Giocolandia, o magari La boutique del giocattolo?

Il settore dei nomi dei negozi, sia sotto l'aspetto dei nomi comuni, quelli che designano un'intera categoria commerciale, sia sotto quello dei nomi propri, quelli che individuano uno specifico esercizio commerciale e, in una città, solo quello, ha subito negli ultimi anni rapide e continue innovazioni, sulla base di schemi formativi che si succedono in una incessante ricerca di novità.

Il più "datato" dei nomi sopra indicati è boutique del giocattolo, rappresentante di un tipo che negli anni Settanta ha dato luogo a numerose denominazioni di negozi, anche di merci di uso comune, che volevano offrire di sé un'immagine di élite (così come una boutique si differenzia da un qualunque negozio di abbigliamento): si sono avute, così, e si hanno ancora le boutique della bomboniera, del gelato, del pane e via enumerando.

Ad una fase successiva appartiene l'uso dell'elemento compositivo -teca ad indicare non il luogo in cui si raccolgono i reperti della cultura e dell'arte (biblioteca, emeroteca, pinacoteca, gipsoteca), ma il luogo in cui si può degustare una varietà selezionata di prodotti dello stesso tipo (cominciò enoteca, che manteneva la coerenza etimologica degli elementi compositivi, entrambi di origine greca, ma ebbe poi un folgorante successo paninoteca, ed ora possiamo incontrare vari composti analoghi, in genere occasionali: da ultimo mi è capitato di schedare la birroteca che un funzionario comunale voleva insediare all'interno dei bastioni padovani restaurati).

Di fronte alla eccentricità dei composti con -teca, in alcuni settori si è preferito attingere al tradizionale suffisso -eria: alla paninoteca si oppose, sia sul piano culinario che su quello linguistico, la spaghetteria; ed ora, soprattutto a livello di marchi, troviamo molte neoformazioni in -eria (cremeria, sorbetteria, oltre le già citate vineria e giocheria), mentre la spaghetteria ha fatto scuola e sulla sua scia è nata almeno una risotteria.

Negli ultimissimi anni riscontriamo nuove tendenze: ad es. l'uso dell'elemento compositivo -landia come etichetta per i più diversi luoghi di divertimento, ma anche di educazione: aqualandia, piscina con scivoli ed altri svaghi, fantasilandia per quello che una volta era un luna park, garofolandia in luogo della tradizionale festa del garofano del partito socialista, ritmolandia, scuola di musica per bambini, e anche qui si potrebbe continuare. Altra tendenza recentissima (databile, per quel che mi consta, all'appena sfumato 1991) è la riutilizzazione di bar per denominare tipi di locali nei quali si possono consumare prodotti particolari (insomma le ormai vecchie -teche) o che presentano un ambiente particolare: dai sex-bar che prolificano nell'ex Est europeo, ai discobar (luogo di incontro dei ragazzi che poi vanno in discoteca), ai wine-bar (in sostanza enoteche modernizzate).

La recente storia linguistica ci offre qualche dato sulla capacità di queste serie di nomi di insediarsi stabilmente nel lessico italiano: le unità lessicali formate con boutique hanno già fatto il loro tempo, mentre anche -teca pare aver perso la sua forza produttiva; è -eria ad essere l'elemento formativo più solido, forte della sua lunga tradizione ma anche della sua rinnovata utilizzazione, mentre -bar, a causa della sua specializzazione semantica, potrà forse avere un lungo futuro, ma certamente non una vasta prole. Resta -landia, in questo momento elemento compositivo di larga produttività in numerosi campi (su "Repubblica" dell'ultima domenica di dicembre si legge ad es. un titolo "Star di Telelandia"). Ma quanto durerà?

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», sabato 4 gennaio 1992, p. 7