SUGGERIMENTI ESSENZIALI PER LA REDAZIONE DELLE TESI DI LAUREA

(1. Premessa; 2. Caratteri; 3. Articolazione del testo; 4. Note; 5. Citazioni nel testo; 6. Citazioni bibliografiche (nel testo e nelle note); 7. Bibliografia; 8. Abbreviazioni; 9. Questioni di etichetta; 10. Un consiglio)



1. Premessa

Se il corso di studio non ha fissato una norma o non esiste una convenzione ampiamente condivisa tra i docenti del corso di studio, ogni scelta redazionale si può ritenere valida se utilizzata in maniera conseguente e coerente. Qui riporto i suggerimenti che normalmente do agli studenti; ma sono solo i miei suggerimenti, che non hanno alcuna pretesa di essere il verbum. In gran parte essi dipendono dalle norme redazionali della collana «Pubblicazioni della Società di Linguistica Italiana».

Quando è il caso, do anche delle istruzioni sulla realizzazione di caratteri o altri simboli con il programma di videoscrittura Word della Microsoft. Con questo non intendo suggerire che sia questo il programma di videoscrittura da usare; prendo, però, realisticamente atto del fatto che da anni non incontro più studenti che usino altri programmi di videoscrittura. Ma sogno ancora un mondo nel quale ci possa essere diversità anche nella scelta del programma informatico con cui scrivere una tesi di laurea.


2. Caratteri

Suggerisco un carattere standard (per es. Times New Roman o Helvetica; direi proprio di evitare caratteri più fantasiosi come Comic), con un corpo di 12 o 13 punti. Con Times New Roman l’ideale è 13 (non preoccupatevi se non è previsto nella finestrella delle dimensioni del carattere di Word: basta digitarlo), con Helvetica è sufficiente 12.

Nel corpo del testo usare solo tondo e corsivo (quest’ultimo secondo le indicazioni che vengono date più sotto); il grassetto va riservato ai titoli, il sottolineato va evitato se non per esigenze particolari (per es., se risulta inopportuno il corsivo, per evidenziare parole analizzate in un testo).


3. Articolazione del testo

La tesi sarà certamente suddivisa in capitoli, indicati ad esempio così:

CAPITOLO 2
RIFERIMENTI TEORICI

oppure:

II CAPITOLO
RIFERIMENTI TEORICI

oppure:

II
RIFERIMENTI TEORICI

e ulteriormente in paragrafi e, se il caso, sottoparagrafi:

1.
1.1.
1.2.
1.3.
ecc.

I capitoli hanno obbligatoriamente un titolo; i paragrafi preferibilmente lo hanno; i sottoparagrafi no.

I titoli dei paragrafi vanno in un corpo più grande del testo, o in grassetto. Es.:

1. Premesse metodologiche

oppure:

1. Premesse metodologiche


4. Note

Le note vanno a piè di pagina, in un corpo più piccolo di uno o due punti rispetto al testo.


5. Citazioni nel testo

i) Citazioni di lemmi, morfemi, ecc.: sempre in corsivo. Es.:

- it. amico, ted. Freund, russo drug, gr. phílos

- desinenza di pl. m.: it. -i, ngr. -i / -es

ii) Citazioni di passi tratti da testi: se si tratta di citazioni brevi (due-tre righe): inserirle direttamente nel testo tra virgolette. Es.:

Weinreich (1954: 18) sostiene che «nel discorso l'interferenza è come la sabbia trasportata da un torrente; nella lingua essa è come il sedimento sabbioso depositato sul fondo del lago».

[Le virgolette a caporale (« »), a mio parere preferibili, si ottengono digitando alt + 174 e alt + 175; i numeri sono quelli del tastierino numerico, non quelli della prima fila della tastiera]

iii) Citazioni di passi più estesi di tre righe: rientrare di qualche centimetro dal margine sinistro (si può usare l’icona "aumenta rientro" di Word), senza inserire la citazione tra virgolette. Es.:

Come sostiene Weinreich (1974: 53):

Se si potesse trovare un modo per misurare la frequenza di certe parole nel discorso dei vari membri di una comunità linguistica, dovrebbe essere possibile dimostrare la frequenza decrescente di certe forme trasferite via via che ci si sposta dai parlanti profondamente bilingui - gli agenti del trasferimento - al nucleo maggiormente monolingue del gruppo.


iv) Se le citazioni sono costituite da brevi frammenti testuali (ad es. singole frasi), anche fittizi, oggetto di commento linguistico, riportarle in corsivo individuandole con una numerazione progressiva tra due parentesi tonde. Es.: 

(1) Era notte, e stavo venendo a casa

(2) Era notte, e venivo a casa


v) I significati vanno posti tra apici:

È il caso dell'ingl. freight train ‘treno merci’.


6. Citazioni bibliografiche (nel testo e nelle note)

i) Cognome dell'autore seguito, tra parentesi, da anno di pubblicazione del saggio, seguito da due punti, spazio e numero della pagina. Es.:

Come afferma Weinreich (1974: 15) ...

ii) Se si hanno più opere di uno stesso autore apparse nello stesso anno, far seguire l'indicazione dell'anno da a, b, c, ecc. Es.:

Interessante l'opinione di Terracini (1963: 15), cui fa riferimento un opportuno richiamo in Grassi (1966a: 234- 236; 1966b: 67).

iii) Indicare ogni volta che sia possibile il riferimento preciso alle pagine. Evitare, quindi soluzioni del tipo: Devoto (1972: 15 sgg) oppure (1972: passim); preferire, invece, la formula: Devoto (1972: 15-35).

Riservare la notazione Devoto (1972) per i riferimenti all'intera opera. 


7. Bibliografia

Richiamare i riferimenti bibliografici con l'indicazione del cognome e nome dell'autore seguito dall'anno di pubblicazione del contributo e dagli altri dati bibliografici, secondo gli esempi seguenti:

i) Volumi autonomi:

Eco Umberto, 1977, Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani.

ii) Contributi in volumi miscellanei:

Bertinetto Pier Marco, 1993, Due tipi di presente ‘storico’ nella prosa letteraria, in Omaggio a Gianfranco Folena, Padova, Editoriale Programma, pp. 2327-2344.

Rosenkranz Bernhard, 1979, Archaismen im Hethitischen, in Neu E. / Meid W. (Hrsgg.), Hethitisch und Indogermanisch, Innsbruck, Innsbrucker Beiträge zur Sprachwissenschaft, pp. 345-356.

Watkins Calvert, 1964, Preliminaries to the reconstruction of the indo-European sentence structure, in Proceedings of the 11th International Congress of Linguists, The Hague, Mouton, pp. 1035-1045.

iii) Articoli in riviste:

Saramandu Nicolae, 1966, L'étude tipologique des langues balkaniques, «Balkansko Ezikoznanie» 29.4, pp. 35-50.

Skok Petar, 1930, Zum Balkanlatein III, «Zeitschrift für Romanische Philologie» 50, pp. 484-532.


8. Abbreviazioni

i) Come norma generale: limitatele al massimo.

ii) Per la terminologia scientifica: utilizzate le consuete abbreviazioni per l'indicazione di lingue/dialetti e per l'indicazione di concetti di uso corrente.

iii) Nel caso di citazioni di lingue e/o concetti di dominio non comune, decidete un'abbreviazione e spiegatela la prima volta che compare nel testo. es.:

Da anni si parla di EL (Educazione Linguistica); 

oppure

Da anni si parla di Educazione Linguistica (EL).


9. Questioni di etichetta

i) Il prof. Cortelazzo non è Chiar.mo; anzi, se si vede etichettato così, si rabbuia e diventa scurissimo.

ii) È invalsa l’abitudine di dedicare la tesi a genitori, nonni, zii, amici o amiche, fidanzati o fidanzate, persone incontrate per strada ... A me non pare una buona idea per quella che è comunque una prova d’esame.

iii) C’è chi ringrazia il suo relatore; io sono perfettamente d’accordo con Umberto Eco: «È di cattivo gusto ringraziare il relatore. Se vi ha aiutato ha fatto solo il suo dovere» (Eco 1977: 198).


10. Un consiglio

Ho citato Eco 1977: secondo me è tuttora la migliore guida alla redazione di tesi di laurea (datata solo in quelle parti che addestravano a un buon uso della macchina da scrivere). Ne consiglio la lettura a tutti i laureandi.



a cura di Michele A. Cortelazzo
ultima modifica 2/5/2020