Parola di Presidente
Al vaglio di linguisti e sociologi i discorsi di fine anno dal Quirinale


«Care italiane cari italiani», «cari amici», «buona sera e buon anno», «cittadine e cittadini delle mille contrade di questo meraviglioso paese», «come fossimo antichi amici», «auguri!». Come parla il Presidente della Repubblica quando si presenta al tradizionale appuntamento mediatico per il saluto augurale di fine anno? Quale il lessico scelto, i temi affrontati, l'allestimento "scenografico"? C'è continuità tra il primo discorso radiofonico di Luigi Einaudi del '49 e l'ultimo di Carlo Azeglio Ciampi del 2005?

Su queste questioni si sono interrogati studiosi di diverse discipline delle facoltà di Lettere, Scienze Politiche e Statistica dell'Università di Padova nella giornata di studio del 9 maggio, alla vigilia dell'elezione di Giorgio Napolitano a nuovo Presidente della Repubblica italiana. A tenere le fila dell'incontro è stata Arjuna Tuzzi, docente di scienze statistiche del corso di laurea specialistica in Giornalismo e Comunicazione delle organizzazioni complesse, nell'ambito del quale il progetto di ricerca multidisciplinare è nato e cresciuto, grazie alla volontà di Michele Cortelazzo, vice-preside della facoltà di Lettere. Sono stati analizzati tutti i discorsi di fine anno dei Presidenti della Repubblica, a partire dai cinegiornali in cui compare il capo dello Stato provvisorio De Nicola, che lascia che sia il napoletano Eduardo De Filippo a fare gli auguri per un buon 1952 a tutti gli abitanti della penisola. Diverse chiavi di lettura, metodologie di analisi differenti, per osservare da vicino e da più punti di vista un evento mediatico a noi tutti familiare, un momento che raccoglie migliaia di italiani intorno al focolare televisivo, un rito come il natale, i mondiali di calcio, il festival di Sanremo.

Ciò che emerge è una sostanziale convergenza dei risultati: il carattere personale del discorso di fine anno rispetto alle numerose altre esternazioni del Capo dello Stato. Traspare la personalità individuale del Presidente; si può ipotizzare che se lo scriva da solo questo augurio, l'autorevolezza della carica gli permette un'autonomia nella scelta del taglio, dei temi-affrontati, delle parole per esprimerli, non ultima la preparazione del "set" rituale. Più formali i messaggi dei primi presidenti Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat e Leone, anche nella scelta di presentarsi ai cittadini seduti alla scrivania. Pertini rompe i formalismi, che dichiara essergli sempre stati stretti, e dialoga con «noi» chiamandoci «cari amici», fumando la sua pipa in un salottino, dove una sedia vuota è simbolicamente pronta ad accoglierci. Anche Scalfaro lo ricordiamo seduto in poltrona vicino al caminetto tra melagrane e fiori, ma già Gronchi nel '56 aveva preferito il salotto allo scrittoio. Dalle parole usate emerge il patriottismo di Ciampi, il suo richiamo all'unità nazionale in un ampio quadro europeo; l'attenzione di Scalfaro alle istituzioni repubblicane e ai valori sanciti dalla costituzione; il rilievo dato da Cossiga alle questioni internazionali; la sensibilità per i problemi economici di Leone. Un angolo di visuale molto particolare per osservare la società italiana, quello del messaggio di fine anno, in cui il Presidente è più libero che in altre occasioni istituzionali di esprime il proprio personale pensiero, rivolgendosi non già ai suoi «simili», ai professionisti della politica e delle istituzioni, ma a tutti coloro che vivono in questa fetta di terra chiamata Italia. Sono intervenuti al convegno lo storico Michele Nani, il sociologo Davide Sterchele, il semiologo Alessandro Zijno, la linguista Flavia Ursini, Lorenzo Bernardi e Arjuna Tuzzi, statistici, Alberto Zotti Minici, storico della fotografia e del cinema, Italo De Sandre, Gianni Riccamboni e Selena Grimaldi, politologi, Michele Cortelazzo, italianista. Ora a poche ore dall'elezione del neo Presidente Giorgio Napolitano, ci chiediamo quale sarà lo stile del suo settennato; super-partes, si autodefinisce, figura di alto profilo istituzionale, come riconoscono tutte le forze politiche in parlamento. Auguri e buon lavoro Presidente.

Gaia Silvestrini

«Il Mattino di Padova», venerdì 12 maggio 2006, p. 52