Lo studio
Dall'«affettuoso» Pertini al «verboso» Scalfaro
Le personalità del Colle nei discorsi alla nazione


La settimana prossima il presidente della Repubblica si eleggerà a Roma, ma si studierà a Padova. Proprio mentre i grandi elettori si affanneranno, a Montecitorio, attorno alla cosiddetta «insalatiera», l'urna foderata di verde usata per lo scrutinio degli scrutini, un convegno che si svolgerà martedì nella sala degli Anziani di Palazzo Moroni presenterà i risultati di una singolare ricerca. Un'indagine sui discorsi radiofonici e televisivi che gl'inquilini del Quirinale, da Einaudi a Ciampi, hanno pronunciato la sera dell'ultimo dell'anno. A esaminare i «messaggi dal Colle» è stata un'équipe di esperti di statistica, sociologi e linguisti guidati da due professori dell'Università di Padova, Arjuna Tuzzi e Michele Cortelazzo (tra gli altri partecipanti, Michele Nani, Alessandro Zijno, Flavia Ursini, Gianni Riccamboni, Italo De Sandre). Per trarre da esse messaggi che nessun analista vi aveva ancora cercato, le trascrizioni dei discorsi presidenziali sono state passate al vaglio del computer: «abbiamo usato Taltac, un software che, integrando risorse linguistiche e strumenti di tipo statistico, permette di eseguire un'elaborazione automatica delle informazioni contenute in documenti scritti», spiega la Tuzzi. Il responso? è interessante soprattutto per quanto riguarda la lingua e lo «stile» che i vari Presidenti hanno scelto per quello che, fin dai primi anni della Repubblica, è il momento di maggiore vicinanza e di più diretto dialogo fra il Capo dello Stato e i cittadini. Dal verboso Scalfaro (suoi i discorsi più lunghi) al Saragat «politico» (il primo presidente socialista usò termini sindacali che nessun predecessore aveva impiegato); dal Pertini affettuoso, che nel 1979 entrava nelle case degli italiani presentandosi come ospite gradito, fino all'altrettanto cordiale Ciampi, primo Presidente a nominare la propria moglie («mia moglie» è un'espressione tutta sua, che non a caso un osservatore attento come Fiorello ha colto e sfruttato per la sua imitazione). Continuo, nel Presidente in carica, il riferimento ai valori dell'amor patrio e di un fervente europeismo: «è notevole - nota Cortelazzo - la costanza con cui Ciampi porta all'attenzione degli italiani il valore della memoria, come indicano la specificità di parole come identità, (nostra) storia, Risorgimento, ma anche il richiamo sia a mia generazione sia a nuove generazioni». Se dunque le parole usate dai Presidenti la dicono lunga sulla loro stessa personalità (umana prima ancora che politica), elementi non meno suggestivi vengono dal modo in cui essi hanno voluto gestire l'apparizione televisiva della notte di San Silvestro: se alcuni hanno preferito star seduti alla loro scrivania, altri - come Gronchi, Pertini e Scalfaro - hanno preferito discorrere in un salottino, proponendo una formula d'auguri al caminetto dall'aria più domestica, meno ufficiale. Tra richiami istituzionali e formule d'augurio, quella che parla dal Colle più alto è l'Italia stessa, in una storia fatta di parole.

Lorenzo Tomasin

«Corriere del Veneto», domenica 7 maggio 2006, p. 5