Cronache linguistiche
Tra le mille sfumature regionali della lingua parlata


Dal 26 al 31 marzo la Testata Giornalistica Regionale della Rai ha dedicato una delle sue periodiche campagne sociali al tema “Come parliamo in Italia”. I giornalisti delle testate regionali sono stati sguinzagliati alla ricerca di temi interessanti, e talvolta pittoreschi, sull’uso delle lingue nelle loro regioni. L’obiettivo dichiarato dal direttore della testata Vincenzo Morgante è stato questo: «vogliamo fare il punto, regione per regione su come ci esprimiamo tutti i giorni, in ufficio, al mercato, a scuola, allo stadio, sul treno, al bar. La lingua parlata è uno strumento vivo e mutevole: sarà molto interessante capire quanto sopravvivono i dialetti, come si evolvono le minoranze linguistiche, che incidenza hanno gli idiomi stranieri e quanto il web e i social stiano condizionando il nostro modo di parlare».

I temi sono quelli che più attirano i giornalisti che si occupano di lingua: la vitalità dei dialetti, la penetrazione dell’inglese, l’influsso sull’italiano della scrittura digitale, l’opposizione città-campagna, i modelli linguistici prevalenti, le minoranze linguistiche, il linguaggio dei giovani (e talvolta anche quello degli anziani), il linguaggio burocratico, il lessico culinario. Si tratta, ho detto, dei temi che più attirano i giornalisti; più correttamente, avrei dovuto dire che sono i temi che più attirano i parlanti non esperti di linguistica, e i giornalisti si adeguano al loro pubblico.

Per una settimana, nei telegiornali delle sedi regionali (e nei corrispondenti giornali radio) sono stati trasmessi servizi su alcuni di questi temi e sono stati intervistati linguisti, a cominciare dal Presidente dell’Accademia della Crusca, appassionati locali, poeti e scrittori, ma anche persone incontrate per strada, che hanno rappresentato il sentimento comune, a volte naif, sulla lingua. Si è così costituito un ampio affresco televisivo della situazione linguistica dell’Italia odierna, raccolto dal basso (cioè dalle varie aree della Penisola), a partire dalle scelte, diversificate, fatte dalle diverse regioni. Un affresco interessante, che può essere utile, per esempio, a chi insegna italiano agli stranieri. Peccato che sia difficile recuperare tutti i contributi trasmessi durante la settimana. Per questo, nel mio blog (www.cortmic.myblog.it), ho tentato di costruire un indice ampio, se non addirittura completo, dei filmati trasmessi in questa occasione, che si possono recuperare negli archivi mediatici delle sedi regionali della Rai. Accanto a servizi suggestivi, ma di limitato interesse sostanziale, infatti, ce ne sono molti che danno informazioni ed esempi interessanti, per esempio sulle minoranze linguistiche (in Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Molise, Calabria, Sicilia, Sardegna), sui parlanti bilingui, frutto di matrimoni misti o di fenomeni migratori, sulle comunità emigrate che parlano ancora dialetti italiani. Tra le testimonianze più curiose (anche se non sempre rigorose dal punto di vista dell’interpretazione del movimento dell’italiano contemporaneo), quella del Friuli Venezia Giulia sulla cabarettista originaria della Lucania, ma dall’accento marcatamente friulano; quella dal carcere di Firenze sulla riforma dell’italiano burocratico in uso nei penitenziari; quella della Basilicata sul linguaggio gestuale dei tifosi di calcio, che mostra una sostanziale stabilità dagli anni Sessanta ad oggi; e infine quella sull'italiano regionale che capita di sentire nei bus palermitani.

«Corriere del Ticino», giovedì 12 aprile 2018, p. 27