Cronache linguistiche
L’intransigenza linguistica del lettore medio


Dal 25 al 27 ottobre si è tenuto ad Alicante il terzo convegno ILPE («Ideologías lingüísticas en la prensa escrita. El caso de las lenguas romances», nella versione italiana «La mediazione di ideologie linguistiche attraverso la stampa: il caso delle lingue romanze). I convegni ILPE sono espressione della rete internazionale di ricerca «Circula», che studia come, nell’ambito romanzo, si diffondono nei mass media le idee sulla lingua, e in particolare attraverso le «cronache linguistiche», cioè le rubriche dedicate alla lingua (come la nostra «Plurilingua», più volte citata).

Il gruppo che, con il coordinamento di Sabine Schwarze dell’Università di Augsburg, si occupa dell’italiano, sta raccogliendo un corpus di discussioni linguistiche sui giornali, che vanno dagli anni Cinquanta (con gli interventi di Leo Pestelli sulla «Stampa») alla contemporaneità, con le rubriche di Rosario Coluccia nel «Nuovo Quotidiano di Puglia», di Salvatore Sgroi nella «Sicilia», di Claudio Marazzini in «Famiglia Cristiana» (delle quali si è occupato, ad Alicante, un gruppo di giovani ricercatori messinesi guidati di Fabio Rossi).

Ma nei giornali non si parla di lingua solo in rubriche regolari, tenute da esperti (linguisti o comunque intellettuali), ma anche in articoli che escono quando la cronaca o la vita culturale propongono all’attenzione di giornalisti e lettori temi linguistici. È quello che è accaduto quest’anno, per esempio quando è scomparso Tullio De Mauro, quando 600 professori hanno denunciato le carenti abilità linguistiche degli studenti universitari, quando la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza sugli insegnamenti in inglese nelle università italiane, quando Luca Serianni è andato in pensione. Gli articoli sulla lingua sono usciti soprattutto nelle pagine di cronaca dei quotidiani e solo in misura minore nelle pagine culturali o nei supplementi letterari. Sembrano invece in declino gli interventi dei lettori nelle rubriche delle lettere presenti. Il parlante comune interessato ai problemi linguistici ormai interviene prevalentemente sui social network, nei commenti che si possono aggiungere alle versioni on line dei giornali o nelle cronache linguistiche pubblicate on line.

Nei giornali e in rete si sta animando una “nuovissima questione della lingua”, dopo quella classica e dopo la “nuova questione” degli anni Sessanta. A queste discussioni non partecipano solo gli intellettuali, ma anche i parlanti comuni. Al congresso di linguistica romanza del 1998, uno studioso tedesco, Elmar Schafroth, aveva notato che, dal numero e dalla varietà dei temi di lingua italiana trattati nei quotidiani italiani, si poteva dedurre un vivo interesse per le discussioni linguistiche da parte dei lettori, aggiungendo che l’impostazione di fondo era normativo-puristico, ma il tono piuttosto ironico e distaccato.

Oggi dobbiamo dire che l’interesse per il linguaggio da parte dei giornali (e, quindi, quello passivo dei lettori) rimane inalterato, ma ha perso definitivamente il taglio normativo-puristico. L’interesse diretto da parte dei lettori, invece, si è trasferito sui social network. Qui permangono forti tendenze tradizionalistiche, insensibili al movimento dell’italiano che si sta svolgendo sotto i nostri occhi e fondate su un’idea di lingua fossilizzatasi su quello che si è appreso a scuola. Ma il tenore è poco ironico e distaccato: è spesso aggressivo e sarcastico, sprezzante verso chi non rispetta le regole tradizionali.

«Corriere del Ticino», sabato 4 novembre 2017, p. 27