Cronache linguistiche
L'italiano alle prese con le leggi della Repubblica


Dopo decenni di silenzio, c'è stato in Italia negli ultimi anni un grande fervore legislativo, quasi mai andato in porto, a proposito della lingua. Nel 1999 è stata promulgata la legge sulla "tutela delle minoranze linguistiche storiche" (che all'art. 1 dichiara, per la prima volta, che "La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano"). Nella successiva legislatura vi è stata la proposta di istituire un "Consiglio Superiore della Lingua Italiana", presieduto dallo stesso Presidente del Consiglio, con il compito di sovrintendere "alla tutela, alla promozione ed alla diffusione della lingua italiana in Italia e fuori dell'Italia, ed alla politica nei confronti delle lingue straniere". Tra gli obiettivi, l'elaborazione di una grammatica ufficiale della lingua italiana e la compilazione di un dizionario d'uso. Per fortuna non se ne è fatto nulla. Nella scorsa legislatura c'è stato il tentativo di inserire nella Costituzione la dichiarazione che l'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica (in una formulazione, a mio avviso, molto confusa e in un articolo poco appropriato, il 12, quello che definisce i colori della bandiera nazionale: come se la lingua fosse principalmente un simbolo della nazione e non un patrimonio nazionale). Per fortuna non si è andati oltre il primo voto e quindi ora si dovrebbe ricominciare da capo.

Non mi risulta che in questa legislatura ci siano proposte di legge riguardanti la lingua. Ma suggerimenti intelligenti vengono da ambiti diversi da quello politico. All'interno dell'ISLE (Istituto per la documentazione e gli studi legislativi) è attiva una "Scuola di scienza e tecnica della legislazione". La Scuola ha come principale obiettivo la formazione di funzionari dello Stato e delle Regioni. Al termine dei corsi annuali, i corsisti elaborano delle proposte di legge su temi ritenuti interessanti e importanti. Nel 2008-09 si sono occupati proprio della legislazione riguardante la lingua e hanno elaborato due proposte per molti versi innovative.

La prima riguarda l'inserimento nella Costituzione della menzione dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica. La proposta, molto lineare, è l'aggiunta di un enunciato all'art. 9. L'attuale formulazione ("La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione") dovrebbe essere completata da "Riconosce l'italiano come fondamento culturale della Nazione e propria lingua ufficiale". Una proposta interessante per la formulazione e per la collocazione: non nell'articolo che tratta dei simboli della Repubblica, non nell'articolo (il 6) che tutela le minoranze linguistiche, per evitare il timore, avanzato da alcuni, che venisse sminuito il principio di riconoscimento e difesa delle minoranze linguistiche, ma nell'articolo che enuncia le forme in cui si articola il patrimonio culturale della nazione.

La seconda è una legge di principi generali per la tutela e la valorizzazione dell'italiano in Italia e all'estero. Per valorizzare l'italiano, visto come elemento costitutivo dell'identità nazionale, si propone di agire sull'insegnamento dell'italiano, sulla formazione e aggiornamento dei docenti, sul perfezionamento e apprendimento dell'italiano nelle università, sulla verifica del possesso di adeguate capacità linguistiche nei concorsi e nelle abilitazioni professionali, sull'uso dell'italiano negli atti normativi, nei documenti delle amministrazioni pubbliche, nelle informazioni al consumatore, sulla diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero e sulla tutela dell'italiano nell'Unione europea. Un progetto di ampio respiro, dunque, senza le piccine previsioni da ministero della cultura popolare in fatto di "grammatica di stato" o "dizionario di stato". I politici sapranno far tesoro delle idee e delle proposte dei corsisti dell'ISLE?

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», lunedì 25 maggio 2009, p. 25