Cronache linguistiche
Parole del '92: primo bilancio


È finito il 1992 ed è giunto quindi il momento di fare il bilancio sulla neologia degli ultimi dodici mesi provando ad individuare la parola dell'anno. Questa volta possiamo avvalerci dell'aiuto di ALCI, l'"Archivio del Lessico Contemporaneo Italiano", una banca dati alla quale chiunque può contribuire segnalando i neologismi che incontra nelle sue letture (scrivendo a Metria, via Brigata Abruzzi, I-35138 Padova si ricevono le schede per le segnalazioni).

In realtà non c'è bisogno di banche dati, per incoronare la parola del 1992. Come sulle copertine dei maggiori rotocalchi campeggia, quale personaggio italiano dell'anno, il giudice Antonio Di Pietro, così nel nostro bilancio primeggia la parola Tangentopoli. Non solo perché denomina l'evento fondamentale della cronaca italiana del 1992, che avrà certamente ripercussioni sulla storia del Paese; non solo perché ha avuto una immediata e grande fortuna; ma anche perché questa fortuna si è estesa a tutta la famiglia lessicale centrata su tangente ed anche all'elemento compositivo -poli, che ha dato luogo ad una serie, nutrita anche se probabilmente effimera, di composti. Così sono stati creati, o hanno conosciuto nuova vitalità, tangentaro, tangentiere, tangentiero, tangentista, tangentizio, tangentomane ed anche tangenziere; a sua volta -poli ha permesso creazioni giornalistiche come Mafiopoli o Sprecopoli, ma anche invenzioni scherzose ancor più effimere prodotte in ambienti ristretti, come l'autoironica Fondopoli, sentita nella commissione per la suddivisione dei fondi di ricerca in una Università italiana. La cosa che stupisce di più è che, nonostante il suo successo, la semantica di Tangentopoli è oscura. Cosa significa questo neologismo? 'Città la cui vita amministrativa è minata dalla pratica delle tangenti' (e quindi, ma solo al principio, Milano), cioè il significato con cui la parola è stata inizialmente usata da "Radio popolare" che forse è la fonte creatrice della parola dell'anno? Oppure 'il sistema basato sulle tangenti'? Oppure 'lo scandalo delle tangenti', 'le inchieste giudiziarie che hanno come oggetto reati legati alla pratica delle tangenti'? Probabilmente tutto questo, e può essere proprio la genericità del significato ad aver favorito il successo della parola dell'anno.

Rispetto a Tangentopoli e parenti, tutti gli altri neologismi del 1992 impallidiscono. Un po' alla rinfusa, e con una certa avarizia dato lo scarso spazio che ancora ci rimane, possiamo ricordare, per restare in ambito politico e giornalistico, il sintagma partito che non c'è e i nomi di appartenenti a movimenti che, invece, ci sono: contro le aspettative espresse l'anno scorso su queste colonne, si è stabilizzato retino (ma ora si affaccia, finalmente, retista), si sono diffusi pattista e referendario (entrambi in riferimento al movimento per la riforma elettorale di Mario Segni) ed ha fatto capolino querciaiolo per indicare gli appartenenti al Pds. E, fuori dall'ambito parlamentare, il 1992 è stato purtroppo l'anno di naziskin.

Negli appunti di quei signori che «compilano dizionari e scrivono sui loro taccuini le parole nuove che incontrano» (cito dalla rubrica «Zapping» del «Venerdì di Repubblica») sono rimasti annotati, con numerose attestazioni, karaoke (gioco che consiste nel cantare una canzone su una base musicale preregistrata e con l'aiuto di un video che fa scorrere le parole della canzone); mamma-nonna o nonna-mamma, cioè donna che, grazie alla fecondazione artificiale, ha procreato in tarda età; pool car, auto che trasporta almeno tre passeggeri, favorita nell'entrare nei centri urbani. E' rimasta invece isolata nei taccuini buxi, mezzo di trasporto urbano a metà strada tra il bus e il taxi, parola nata, ma anche morta, agli inizi di novembre.

E a proposito dei tanti neologismi nati morti, va ricordata la storia di governicolo, ennesima variante di governo pronta ad affiancarsi ai cugini governicchio e governissimo. Sembrava proprio una parola destinata a lunga vita, anche perché coniata (in giugno) da un onomaturgo di successo, Bettino Craxi (si pensi al precedente, fortunatissimo, governabilità). Invece niente, nessuno ha più ripreso la neoformazione craxiana. Non vorremmo sopravvalutare l'importanza dei neologismi, ma già da questo episodio si doveva capire che la fortuna di Craxi era in fase di netto e rapido declino.

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», sabato 16 gennaio 1993, p. 31