Cronache linguistiche
Quella «facile lettura»


Da qualche anno esce in Italia un mensile poco noto e del tutto particolare nel panorama editoriale italiano: si chiama «Due parole», si autodefinisce «mensile di facile lettura» ed è confezionato, sotto la direzione scientifica di Tullio De Mauro, non in una redazione giornalistica, ma in un dipartimento universitario, quello di Scienze del linguaggio dell'Università "La Sapienza" di Roma. Questo strano mensile, che è principalmente rivolto a lettori con ritardo mentale lieve, ha ad esempio dato così la notizia della elezione del Presidente della Repubblica italiana: «Dal 25 maggio Oscar Luigi Scalfaro è il nuovo presidente della repubblica italiana. Oscar Luigi Scalfaro ha ottenuto 672 voti, cioè la maggioranza dei voti delle 1002 persone che hanno il diritto di partecipare all'elezione del presidente della repubblica»(deputati, senatori, rappresentanti delle regioni). Oscar Luigi Scalfaro ha settantrè anni e ha sempre fatto parte del partito della Democrazia Cristiana».

Le informazioni essenziali ci sono tutte, lo stile, che a volte può ricordare quello dei "pensierini" di quando eravamo bambini, garantisce certamente la leggibilità del testo.

È interessante conoscere i criteri cui si attengono i redattori del mensile: essi vanno dalle dimensioni del testo (non deve superare le 150-250 parole), al lessico (che deve essere tratto dal Vocabolario di Base, o spiegato con parole del vocabolario di base), alla sintassi: a meno che non se ne possa fare proprio a meno, le frasi devono essere brevi e semplici, coordinate più che subordinate; per ogni frase vanno ripetuti il soggetto e l'oggetto, senza ricorrere ai pronomi; il pronome che va usato preferibilmente nella funzione di soggetto e non di complemento oggetto; i tempi verbali devono essere di modo finito, il modo privilegiato l'indicativo (anche quando il verbo ha valore desiderativo, potenziale o ipotetico), la forma quella attiva (va evitato il passivo). Vanno anche evitate doppie congiunzioni e le doppie negazioni, le nominalizzazioni e le personificazioni. I passaggi da un blocco informativo all'altro devono essere espliciti e non impliciti (il che, dal punto di vista della lingua, significa prestare la massima attenzione all'uso delle congiunzioni e di altri connettivi). Ma la regola fondamentale riguarda la quantità di informazioni da inserire nel testo: un breve testo non deve essere sovraccaricato di eccessive informazioni; una volta scelta l'unità informativa principale se ne daranno di secondarie solo se sono funzionali all'informazione principale.

Visto il testo del giornale, e viste le regole su cui si basano i redattori, verrebbe da plaudire all'iniziativa ed al metodo utilizzato per realizzarla, ma ritenere che si tratti di un caso così particolare da non poter essere esteso ad altre situazioni. Ed infatti alcune scelte, come quella di ripetere in ogni frase il tema (nel brano citato sopra "Oscar Luigi Scalfaro") vanno contro se non le regole grammaticali dell'italiano (che comunque prevedono la possibilità di non nominare esplicitamente il soggetto), certo contro le abitudini testuali dell'italiano, ed è proprio in questo che risiede l'«effetto pensierino» del brano citato; non sarei poi sicuramente d'accordo ad estendere ad altre situazioni comunicative la preferenza, ogni volta che fosse possibile, per il modo indicativo. Ma queste, e le altre regole, non potrebbero valere, almeno come linea di tendenza, per la stesura di qualsiasi testo giornalistico? So bene di non parlare dal pulpito più adatto, perché io stesso ho rispettato poche delle regole enunciate (dalla mia ho il fatto che presuppongo una buona capacità di lettura da parte dei miei lettori); ma nello stendere il mio testo ho cercato di ridurre le nominalizzazioni, ho evitato le doppie negazioni, ho cacciato via dalla mia testa le possibili personificazioni, ho cercato di individuare l'idea principale evitando, più di quanto abbia fatto altre volte, di inserire ad ogni costo informazioni secondarie, per quanto interessanti. Tutto questo non mette in discussione il tono generale della scrittura ma contemporaneamente toglie al lettore qualche inutile complicazione. Per questo credo che una rivista come «Due parole», oltre ad essere un'iniziativa alla quale augurare il massimo successo, dovrebbe costantemente servire da "promemoria" per tutti quelli che scrivono: non sempre dobbiamo seguire regole come quelle usate in quel tipo di scrittura, ma quando le violiamo dobbiamo farlo consapevolmente, perché sappiamo che in un testo per il «Corriere del Ticino» non sarebbero adeguate, non per semplice pigra inerzia.

Michele A. Cortelazzo

«Corriere del Ticino», sabato 14 novembre 1992, p. 33